Vigor Lamezia, lettera aperta di un tifoso
3 min di lettura“Ridateci la Vigor”
Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera firmata da Maurizio Grande, un tifoso bianco-verde che vuole far sentire la sua voce in seguito alle ultime vicende della squadra calcistica cittadina.
Non ricordo l’anno, probabilmente era il 1969, la mia famiglia si era trasferita da poco a Nicastro ed eravamo ancora in piena fase di trasloco.
Era Domenica pomeriggio sicuramente intorno alle 14 quando mio padre mi chiese di andare a richiamare mio fratello maggiore, perché aveva bisogno di lui.
Dove? Chiesi io
Al Campo Sportivo, rispose mio padre.
Già, il Campo Sportivo, non si chiamava ancora Stadio.
Io, un ragazzetto di 9 anni, controvoglia lasciai i miei giochi per svolgere il compito assegnatomi da mio padre.
Controvoglia… non sapevo che quel giorno sarebbe stato l’inizio di una grande passione.
Da Via Po alla Via del mare, tra Nicastro e Sambiase, era una passeggiata di circa 1,5 Km.
Eccole le mura del Campo Sportivo, davanti ad un grande cancello c’era l’omino (solo perché era piccolo di statura) che staccava i biglietti, gli dissi che dovevo trovare mio fratello e mi fece entrare.
La cosa più strana era che, dietro la porta a nord del campo di gioco, c’erano parcheggiate tante auto, ma non erano dei calciatori o dei dirigenti delle squadre, erano degli spettatori ai quali era permesso entrare anche con il proprio autoveicolo.
Mio fratello non poteva essere li, non aveva ancora l’automobile, quindi mi diressi verso la piccola tribuna in pietra ad Ovest del campo. Una tribunetta che poteva contenere al massimo un centinaio di persone, ma non era neanche lì.
Di fronte la tribuna, dalla parte EST del campo c’era un altro settore, l’omino dei biglietti mi disse che si chiamavo Prato, perché non c’erano ancora le gradinate ed il biglietto d’ingresso costavo meno. Sicuramente mio fratello doveva trovarsi lì. Uscii dal grande cancello e mi diressi verso quel settore, ma la porta era chiusa. Bussai, ma nessuno mi aprì. Notai che il muro era più basso rispetto a quello dell’ingresso principale, vedo delle persone e chiesi loro come fare per poter entrare.
“Metti il piede dentro quel buco e dammi la mano” mi rispose uno degli spettatori, ed in un amen era dentro il Prato.
Vidi mio fratello e nell’attimo in cui lo chiamavo… entrava Lei…
le magliette erano come quelle della Juve, ma i colori erano diversi: “BIANCO e VERDE”
Sapevo che il NICASTRO vestiva quei colori, mio fratello era amico di alcuni calciatori, ma non potevo immaginare che vedendoli sul quel campo in terra battuta accendessero in me quella grande passione che ancora oggi, dopo circa 48 anni, incendia il mio cuore.
Quanti calciatori, quanti presidenti, quante divise, quanti nomi, quanti ammodernamenti del campo sportivo fino a farlo diventare un piccolo stadio (sempre con lo stesso nome “Guido D’Ippolito”). Sono cresciuto, diventato adolescente, adulto con i colori Bianco-Verdi
E … ADESSO
Ridatemi, anzi Ridateci La Vigor Nicastro, Il Nicastro, la Vigor Lamezia…
non importa con quale nome o in quale Campionato, ma riaccendete la passione Bianco-Verde, non fatela spegnere, non fatela morire.
Noi veri tifosi non ce lo meritiamo.
Maurizio Grande