Vincenzo De Angelis, “apostolo del socialismo” in Calabria
7 min di letturaMedico, poeta e massone, De Angelis diffuse l’ideale socialista in Calabria, divendendo il principale difensore delle masse contadine senza diritti.
Vincenzo De Angelis nacque a Brancaleone (Reggio Calabria), non sappiamo il giorno e il mese dell’anno 1877 da Domenico e Gaetana Terminelli, entrambi discendenti di agiate famiglie, i quali garantirono a Vincenzo (e al fratello maggiore Giuseppe, di cui ignoriamo data di nascita) una istruzione adeguata, sicuramente indirizzata ad una formazione umanistica (non conosciamo di preciso il liceo che frequentò ma supponiamo sicuramente a Reggio Calabria) e che sfociò in una laurea in medicina conseguita a Messina nel 1902. Ma Vincenzo nonostante l’agiatezza economica, già da ragazzino si formò una opinione politica ribelle e anticonformista, nutrita dalla lettura appassionata dei romanzi dello scrittore Edmondo De Amicis (1846 – 1908), insofferente quindi ad una gestione politica reazionaria e conservatrice incarnata in quegli anni dai governi presieduti dapprima dall’ex radicale mazziniano poi convertito alla monarchia quale fu Francesco Crispi (1818 – 1901), il quale instaurò quattro esecutivi (1887/1891 e 1893/1896) di stampo autoritario e antisocialista, a cui seguirono altri governi, deboli ma autoritari, come quello del generale Luigi Pelloux (1898-1900) che portarono scontento popolare a causa delle repressioni violente contro il caro vita, che spinsero il giovane Vincenzo a partecipare alle proteste popolari svoltesi a Reggio Calabria a fine XIX secolo e che gli costarono 35 giorni di carcere.
Carattere focoso e idealista quello del De Angelis, condiviso anche dai suoi congiunti. Nel 1902 infatti il fratello più grande, Giuseppe, dovette rifugiarsi negli USA poichè aveva bastonato un gendarme, a Brancaleone, il quale era accorso per impedire al De Angelis di oltrepassare una trave di legno che divideva per classi sociali il pubblico passeggio nel corso principale del paese. Nonostante il costo di tale insubordinazione sia stato altissimo per Giuseppe, da quel momento in poi il corso pubblico divenne libero al transito per ogni ceto cittadino. Giuseppe negli USA divenne sindacalista nonchè maestro venerabile della loggia massonica di Philadelphia.
De Angelis medico, socialista e giornalista
Forte di questi ideali umanitari, De Angelis conseguita la laurea in medicina subito si prodigò verso gli ammalati, spesso senza farsi pagare, distinguendosi anche per lo studio e la cura della malaria, all’epoca diffusissima in Calabria, che gli fruttarono nel 1906 e nel 1908 dei pubblici encomi da parte della Società per gli Studi sulla Malaria, avente sede a Roma. Nel 1907 ci fu un violento terremoto nel reggino e De Angelis, assieme ad altri medici filantropi come lui, non solo si spese nel soccorso ai feriti e ai bambini restati orfani che ospitò in casa sua fin quando non gli trovò a ciascuno una sistematizione dignitosa, ma si fece portavoce presso le autorità romane delle gravi condizioni igenico -sanitarie nel reggino, già prima del terremoto disastrose e che a causa dell’evento naturale erano peggiorate, fondando un Comitato Medico per la Calabria che fece si che nel 1909 fosse fondato a Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) il primo ospedale della fascia ionica reggina. Non soddisfatto di tutto ciò, nella sua Brancaleone nel 1913 fondò un asilo per i bambini poveri, mentre nel 1915 una biblioteca pubblica, entrambi intitolati al suo adorato De Amicis.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale (1915 – 1918), De Angelis fece propaganda neutralista e antimilitare finchè non fu costretto ad andare sul fronte nel 1916, dove rifiutò di fare il soldato ma servendo l’esercito da medico presso l’Undicesima Compagnia di Sanità. Iscritto alla sezione del PSI di Reggio Calabria fin dalla sua fondazione, già dal 1895 scriverà per molte testate giornalistiche socialiste quali L’idea, l’Avanti, La Voce di Forlì, Lotta di classe, La Luce, il Nuovo verbo e il Grido del popolo di Parma. Fondò nel frattempo nel 1908 un suo giornale, Resurrezione, a cui collaborò l’insigne storico Gaetano Salvemini (1873 – 1957) e una sezione del partito nella sua Brancaleone, mentre velocemente diveniva un punto di riferimento del socialismo in Calabria partecipando nel 1901 a Reggio Calabria al primo Congresso Provinciale per la costituzione della Federazione socialista, in cui entrò nel Comitato Esecutivo per la corrente dei riformisti che facevano riferimento a Claudio Traves (1869 – 1933) e Leonida Bissolati (1857 – 1920).
De Angelis fu attivo sopratutto nell’organizzare scioperi e occupazioni di terre. Inizialmente fondò nel 1907 a Brancaleone il Sindacato Agrario, sicchè negli anni successivi divenne protagonista di importanti lotte quali quelle contro la disoccupazione scaturita dal conflitto mondiale (1914) e sopratutto alla occupazione delle terre incolte (1919 – 1922) grazie alla fondazione del Consorzio delle Cooperative Provinciali oltre che difese i diritti delle numerose schiere di emigranti calabresi che lasciavano l’Italia alla ricerca di una nuova vita più dignitosa e umana. De Angelis, per questo suo attivismo politico, fu eletto consigliere comunale nella sua Brancaleone nel 1907. De Angelis è considerato in ambito storiografico per la sua instancabile opera in favore della Calabria un meridionalista, maestro per figure di intellettuali del calibro di Umberto Zanotti Bianco (1889 -1963), antifascista e filantropo, Giustino Fortunato (1848 – 1932) storico e politico e del già menzionato Gaetano Salvemini. Sicuramente De Angelis ebbe modo di conoscere altri due illustri socialisti calabresi quali furono Enrico Molè e Camillo Loriedo.
De Angelis massone, poeta e amico di Cesare Pavese
De Angelis, a causa dei suoi ideali solidari, umanitari e laici fu fin dai tempi universitari a Messina attratto dalla massoneria, sicchè s’iscrisse al Grand Oriente d’Italia e poi alla loggia massonica di Locri I cinque Martiri, mentre contribuì a fondare una loggia qualche anno dopo a Fabrizia (Vibo Valentia). La sua iscrizione alla massoneria però contrastava con la sua militanza socialista. Infatti durante il congresso socialista di Ancora nel 1914, dove vinse la fazione massimalista del romagnolo Benito Mussolini (1883 – 1945), De Angelis tentò di far passare la mozione per avere la possibilità di essere iscritto in contemporea al PSI e alla massoneria, ma fu respinta e ribadita l’incompatibilità. De Angelis restò lo stesso in contemporanea socialista e massone, scalando anche i vertici regionali della società dei liberi muratori e fondando una loggia a Brancaleone nel 1911.
Con l’avvento del fascismo (1922 – 1945), De Angelis si ritirò in un naturale esilio nella sua Brancaleone, sfogando il suo disappunto verso un regime che lo aveva definito “pericoloso agitatore”con l’attività poetica e sopratutto, a partire dal 1935 e fino l’anno successivo tenendo compagnia e stringendo amicizia sincera con un confinato politico di prim’ordine quale fu il poeta piemontese Cesare Pavese (1908 – 1950), col quale si intratteneva in lunghe e appassionate discussioni culturali, ma di nascosto, per pericolo di essere scoperti e quindi di subire regimi di vita ancora più coercisivi. Ma il suo antifascismo non si limitò a questo; leggendaria resta infatti ancora oggi la modalità con cui, durante il ventennio fascista, riusciva a far festeggiare a Brancaleone la proibita festa del Primo Maggio, facendola spacciare per la festa della “Madonna del Riposo”.
Da poeta, il cui esordio è da rintracciare nei anni giovanili, scrisse sopratutto in occasioni di nozze e cerimonie familiari, nel dialetto di Brancaleone, come forma di ribellione al presente della dittatura fascista e come una modalità per “il vivere un sogno di un mondo migliore”.
Le sue poesie più significative furono: A befana 1939, A me mugghieri, A morti, Anniversariu da morti du sceccu, Invasioni di barbari affamati, I tre fessi, Luttu fittu, Maggio 1898. Carceri di Gerace, Matrimoniu i me figghia Teresina 1935, Natali 1940, Nozze d’argento, O capu du Governu 1939, O porcu, Po giornali “Resurrezione”, Riflessioni, Supra o sceccu, U me sceccu, U vermu 1900, Volia mi pigghiu nu gran calendariu, 1º maggio 1912, 1º maggio 1944.
La morte e il ricordo postumo
Vincenzo De Angelis, dopo una vita spesa per la causa socialista e per gli ultimi, morirà a soli 58 anni nel 1945, nell’anno in cui finalmente il ventennio fascista giungeva al termine. Il funerale fu un vero e proprio trionfo post mortem per il De Angelis, in quanto il suo feretro fu portato per tre giorni in ogni angolo del paese e delle campagne circostanti per l’omaggio dei suoi concittadini, mentre tennero ben 35 relatori, provenienti da tutt’Italia, discorsi commemorativi sulla sua vita e le sue opere esemplari durante le esequie funebri. A Vincenzo De Angelis sono ad oggi intitolate delle vie nella sua Brancaleone e a Nardodipace (VV), oltre che molte sedi del PSI regionale.
Una discendenza illustre
De Angelis sappiamo che ebbe quattro figli, il cui nome della loro madre non ci è stato possibile rinvenire. Di questi quattro figli, tre erano donne, Luce, Nella e Teresa, e un terzo, maschio, di cui però ignoriamo il nome. Delle figlie, Luce (1910 – 2011), sarà quella che raccoglierà l’eredità politica paterna divenendo nel 1952 la prima donna a ricoprire la carica di consigliere della provincia di Reggio Calabria ovviamente per il PSI, il cui ideale umanitario proseguirà svolgendo la professione di insegnante, mentre il nipote di De Angelis, Vincenzo De Angelis junior (1958) è illustre storico locale e poeta, avente ad oggi numerose pubblicazioni apprezzate dalla critica e dal grande pubblico.
M.S.