Vis unita fortior: 8 consonanti per un’ invocazione
2 min readLa città dai tria corda è in un identikit a tre elementi: addizione di anime nella con(divisione) della sapienza antica, come a dire, T(riuni) rioni riuniti, nel Cinquantesimo, per ora e per sempre.
La matrice classica parte, però, da un quadrinomio linguistico, differente solo alle estremità: Virtus unita fortior agit (nell’unità la virtù assume maggiore forza), espressione che il Goldoni adoperò nella commedia Il raggiratore, mentre correva l’Annus Domini 1756 per la sua Venezia.
Giusto per darne una sommaria contestualizzazione, nel dialogo della quinta scena fra il Dottore Melanzana e il Conte Nestore, all’osservazione di quest’ultimo, secondo cui con due ragioni alla mano, avrebbesi più agevole la difesa, il Dottore avrebbe replicato, e proprio in questo passo entra in gioco il nostro Latinorum, Certamente virtus unita fortior.
Diglossia linguistica, nel cursus honorum della comunicazione, per come pare riportata, a meno che il primo avverbio, sciolto in ablativo assoluto, dia il significato di “con mente certa”, nel dramma illuministico del Sorriso.
Ora, tornando all’inciso dello stendardo lametino, si è deciso, invece, di concentrare nel primo addendo il sostantivo vis (forza) come valore agente per la gente tutta: uno al posto di due, che sommato a due fa tre, giustappunto, la trisillabica Lamezia.
E’ il termine più costitutivo e costituzionale, a mio parere, che può caratterizzare, in futuro, un territorio così gravido di possibilità. Quanto occorre è un impegno più solidale come orientamento civico: viribus unitis (uniti nella forza) ed armati di buzzo buono, i requisiti di successo richiesti, necessariamente!
Per corrispondenza di cose, forse banalmente, mi affiora addirittura alla mente, un prodotto casalingo: il Vim, come detergente adatto alla rimozione di sporco ostinato (per il suo potere distaccante e solubilizzante, continua la réclame!).
Fuor di metafora (pubblicitaria) proviamo a sgrassare e a sgrossare quanto poco finora ha funzionato, per restituire una Vita ad un popolo che è, allo stesso tempo, tricefalo ed acefalo, consegnato a mala sorte (d’informazione) ma mai rassegnato.
Usiamole meglio queste tre carte,
in una partita vincente di riscatto,
senza contare quanto il due di briscola
quando l’asso è in tavola, o si resta fuori gioco,
per molto tempo ancora!
Prof. Francesco Polopoli