Viva la mamma, fiorivi sfiorivano le viole | Settimana Undici
4 min di letturaNel giorno della Festa delle Donne, l’ 8 marzo, la sorellanza italiana era andata in isolamento.
Dopo 64 giorni di fiori sfioriti al sole di una dolcissima e crudele primavera, giungiamo al 10 maggio, il giorno della Festa della Mamma. Tutto è cambiato. Tutto è rimasto così come era. Nuovi equilibri, ma vecchi punti di appoggio. La Festa della Mamma come nuova festa della resilienza
Milano, settimana da lunedì 4 a domenica 10 maggio 2020.
fiorivi sfiorivano le viole
E’ già che dal 21 febbraio molte di noi, donne e mamme, erano già “contenute” nelle bozze delle misure di contenimento; e già che molte di noi saranno ancora contenute dalle ormai norme delle misure di contenimento.
E già, nulla è cambiato.
Eppure. Eppure abbiamo vissuto la nostra intima rivoluzione copernicana fra le quattro mura.
Abbiamo agito piani marshall quotidiani. Senza scomodare pedagogisti, virologhi, psicologi, educatori, nutrizionisti, economisti, antropologi.
Lo abbiamo fatto h24, incessantemente, rivoltando i calzini di tutti, potenziando tempo lento e spazio liquido.
L’isolamento ha prodotto una strana vicinanza con le categorie in cui mi identifico e ho sentito l’energia delle solidarietà collettiva, della confidenza.
Ho cambiato lo sguardo, ho affinato l’udito e appreso che la curiosità è un atteggiamento che può alleggerire un lento ma spietato trascorrere del tempo.
Da piccola, sdraiata nella mia cameretta, guardavo il soffitto che lentamente s’illuminava di luce filtrata dalla fori delle tapperelle. E fantasticavo sulle ombre e contavo gli spazi pieni e gli spazi vuoti nelle forme geometriche che si creavano. L’alba era lunghissima e fantastica.
Ogni tanto mi è capitato di rifugiarmi in quel ricordo ed invocarne la creatività pura della bambinaggine.
E così, nel 2020, tra Festa della Donna e la Festa della Mamma, ho fatto anche la bambina e ho giocato a marcondino ndiro ndell con le mie bambine.
Definisco questo contatto con il fanciullino ben nascosto in me, un sottilissimo e straordinario privilegio. Ma poi piango. Piango guardando le pubblicità in tv (che ormai non guardavo più da anni), piango parlando di ricette al telefono con mia mamma, piango preparando il latte, piango leggendo, piango guardano fotografie allegre, piango..sempre di nascosto.
Dopo 10 settimane, sono scesa a passeggiare per la prima volta nella piazza sotto casa.
Un senso di sconforto e di inaspettata tristezza, mi ha colto dopo aver incontrato le prime persone “imbavagliate” di mascherine.
Ci si guarda con la coda dell’occhio, non si vedono le bocche, non ci si scambiano sorrisi: ci si scontra, non ci si incontra.
Diffidenza. Precarietà.
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In Italia ci sono +9,8M di donne lavoratrici.
Di queste 5,4M sono mamme.
Di queste 3M “hanno almeno un figlio con meno di 15 anni” Durante il lockdown Covid-19 hanno lavorato più dei papà e nella fase 2, vista la scarsa opportunità di conciliazione lavoro-famiglia, potrebbero ritrovarsi di fronte al dilemma se continuare a lavorare oppure no.
Fonte: Report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Mamme e lavoro al tempo dell’emergenza Covid-19” — maggio 2020.
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Anna Laura, è l’unica donna nel suo ufficio. E’ anche l’unica mamma e dunque è l’unica che il 4 maggio non è rientrata in ufficio. Resterà a casa in smartworking. Forse andrà in cassaintegrazione.
Mariarosaria è in naspi fino a settembre. Stava cercando lavoro ma adesso tutto è sospeso. Per il momento non c’è per lei alternativa alla disoccupazione. Fa la mamma ma non sa quanto potranno resistere con una sola entrata.
Francesca è un libera professionista. Non ha ammortizzatori sociali, non può permettersi una baby sitter. Ha dovuto rinunciare a due lavori in questi due mesi, poichè inconciliabili con il nuovo menage quotidiano fatto di home schooling per i tre figli.
Martina è in cassaintegrazione (che non è ancora arrivata) ma lavora lo stesso in smartworking. Prega affinchè a settembre la scuola primaria dei suoi due figli riaprano in sicurezza.
Anna è farmacista e torna a casa dopo turni estenuanti. Trova la famiglia accampata alla meglio e attacca a lavorare di nuovo. Sorrisi non mancano mai ma ha tanta paura di portare il virus a casa e quindi anche negli abbracci non è mai profondamente accogliente. Pensa ogni sera di lasciare il lavoro.
Elena è l’unica mamma nel suo team di lavoro in una pmi lombarda. Lei non è tornata a lavorare il 4 maggio. Tutti i suoi colleghi e le sue colleghe senza figli lo hanno fatto invece. Elena era candidata per un avanzo di carriera quest’anno. Ma al momento si sente fuori dalla competizione.
Queste sono le mamme che conosco. Vulcani di energia, costrette a tornare indietro. Back to Past.
Festa delle mamme, festa della resilienza.