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La web scrittura nel villaggio globale odierno

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La web scrittura nel villaggio globale odierno

La web scrittura nel villaggio globale odierno

La web scrittura, capace di superare la frantumazione delle attività sempre più parcellizzate che si registrano nell’ambito del Pianeta Terra, è stata ampiamente discussa nel corso di un incontro Dalla poesia futurista alla web scrittura, organizzato dall’Uniter di Lamezia Terme, presieduta da Italo Leone.

La professoressa Giovanna Villella ha conferito sull’argomento mettendo in luce le antiche origini del mondo digitale riscontrabili nella civiltà latina e greca e riadattate in chiave contemporanea essendo presenti fin d’allora le parole-immagini, gli ideogrammi e lo scarso uso della punteggiatura.

«Noi – ha precisato la relatrice -non possiamo parlare di neo-lingua ma di neo-grafia perché non inventiamo nulla. L’uomo nuovo deve imparare ad essere flessibile e scattante all’interno di un villaggio vivo e palpitante sotto una luminaria intensa di messaggi elettronici. È necessario – ha continuato – che si dia alle nuove generazioni una (in)-formazione e una coscienza, perché sappiano adattarsi nella maniera meno traumatica possibile al nuovo ambiente».

La comunicazione attraverso la rete impone un nuovo linguaggio  in cui la parola diventa immagine essa stessa in linea con il nuovo codice della comunicazione via web il quale utilizza icone, le cosiddette “emoticon” che – nell’ottica dell’economia del linguaggio- esprimono il pianto, il riso, la delusione, la passione, l’ira, il piacere.

Nasce un sistema di segni particolari destinati a compensare la mancanza di indicatori non-verbali o paraverbali relativi a parametri sociali e affettivi tipici della comunicazione tradizionale. Nei messaggi elettronici sono infatti comuni le abbreviazioni, usate come codice condiviso all’interno di una rete che può essere estesa a gruppi di discussione o interpersonale (sms).

Frequente l’uso di faccine, smile o binette per trasmettere i propri stati d’animo o per rafforzare il senso di un enunciato. E ancora l’uso delle contrazioni italiane (l’e-slang) come cmq (comunque), tvb (ti voglio bene), dgt (digita) o l’uso delle contrazioni inglesi (il brit slang) come Cu (see you = ci vediamo).

Tutto ciò segna una rottura radicale con le forme tradizionali acclarata da Filippo Tommaso Marinetti nel “Manifesto” (20 febbraio 1909) con il quale intende svecchiare l’immaginario estetico e rivolgersi alle innovazioni  tecnologiche di fine secolo spezzando radicalmente il lessico e la sintassi tradizionale con le “parole in libertà” e le “tavole parolibere”.

La rete fa comprendere il modo con cui si esprimono gli italiani e conferma l’evoluzione della lingua italiana , dell’avvicinamento tra ciò che era confinato nella sfera dell’informale e il modello di scrittura dettato dalla grammatica, ma anche fa riflettere sulle nuove malattie tecnologiche: nomofobia ( no-mobile phone phobia) e phubbing (“phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare).

La nomofobia consiste nell’attaccamento psicologico eccessivo verso il proprio smartphone e nello stare in attesa di notifiche, a volte sentendo la suoneria quando in realtà non si è mai attivata, e ciò è causato da una disregolazione della dopamina, il neurotrasmettitore della ricompensa che registra un piccolo incremento quando l’orecchio percepisce la suoneria.

Il Phubbing indica l’atteggiamento di chi si estranea dalla realtà circostante anche quando è in compagnia per consultare social network e chat online.

Una vera e propria malattia, stando allo studio condotto da Computers in Human Behavior, portale che indaga sull’uso del pc secondo un approccio psicologico.

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