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Zona franca e fiscalità di vantaggio al Sud

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L’esigenza di un nuovo attivismo politico è nata dalla reale consapevolezza delle ingiustizie che si perpetravano e che continuano a perpetrarsi nel nostro Paese

comunicato stampa

È questa, da sempre, la bussola dell’Italia del Meridione in quanto il divario Nord-Sud si riduce solo attraverso un modello di sviluppo che produca ricchezza omogenea su tutto il territorio nazionale.

Sono queste le ragioni che hanno motivato il nostro impegno civico a dialogare con tutte le forze politiche, a prescindere dalle pettorine, per trovare sbocco a battaglie miranti alla creazione di zone franche al Sud nel settore turistico, delle nuove tecnologie e della logistica, in modo da incoraggiare iniziative imprenditoriali in un territorio dalle grandi potenzialità inespresse.

Non è stato e quindi non sarà il recinto ideologico a stabilire le nostre alleanze elettorali ma la volontà delle forze politiche a condividere quelle azioni finalizzate al rilancio del sistema Paese, eliminando i divari territoriali e dando il là ad una nuova stagione d’investimenti accompagnata dall’eliminazione della Spesa Storica, dal rafforzamento di fondi perequativi per infrastrutture e comuni, da una fiscalità di vantaggio per i territori svantaggiati e quindi dall’affermazione di esperienze che favoriscano la nascita di piccole/medie imprese e l’insediamento della grande industria, attraverso un credito agevolato legato ai contratti di sviluppo promossi da Invitalia, perché spesso quest’ultime hanno elevate capacità tecniche ma insufficienti capacità finanziarie di realizzazione.

Accogliamo con interesse, dunque, i lavori della Camera dei Deputati che impegnano il Governo nella semplificazione del sistema di agevolazioni fiscali per le imprese e finalizzato al sostegno degli investimenti, con particolare riferimento alle zone economiche speciali, così come l’apertura dell’Unione Europea alla proposta del Ministro Fitto di costituire una Zona Economica Speciale unica per tutto il Mezzogiorno e i fondi del PNRR ad esso destinati.

Dimostri il governo di fare sul serio sapendo che le Zes regionali sono attive in tutte le regioni del Sud con ancora scarsi risultati. Sostituire con un un’unica ZES le singole ZES regionali, se non legata ad una strategia di attrazione investimenti e alla dotazione finanziaria con risorse cospicue e immediate, rischia di essere una operazione poco più che semantica.

Consapevoli che questi impegni assunti restano incompatibili non solo con le già insufficienti risorse del PNRR destinate al Sud e la carenza di una cabina di regia tecnica finalizzata all’effettiva spesa di tali risorse ma di un disegno di Autonomia Differenziata che lederebbe ulteriormente i diritti di cittadinanza del Sud.

Il Sud deve e può diventare, se realmente si ha interesse a creare una reale dimensione di mercato nazionale, terra di produzione e non solo di consumo. D’altronde, attraverso le innovazioni digitali e le risorse naturali che connotano i nostri territori, le ambizioni possono essere alte.

La nostra opera di vigilanza civile continuerà, con spirito costruttivo e consapevoli della necessità di lasciare in eredità ai nostri figli un Paese migliore.

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